Ditta Dott.ssa Rosalba
Neuropsicomotricista
dell'Età Evolutiva
Cell.  320.8494590

 

 

Che cos’è la Neuropsicomotricità?

La psicomotricità è una disciplina, che ha avuto origine  in Francia da Bernard Aucouturier e André Lapierre, e si è  sviluppata in Italia alla fine degli anni '60.

Con il termine "Psicomotricità" si intende un insieme di pratiche che utilizzano come principale strumento il gioco ed il movimento per accompagnare, e se necessario aiutare, i processi di sviluppo dell’infanzia, sostenendo il bambino nella sperimentazione concreta delle azioni, del loro risultato, della relazione con l’altro e delle differenti modalità comunicative.

Secondo il metodo di Bernard Aucouturier, la psicomotricità si basa sulla considerazione della persona in modo «globale», sul presupposto che il bambino sia un’unità di mente e corpo e che una crescita armonica avvenga solo tramite l’integrazione e l’armonizzazione delle diverse competenze come la motricità, l'affettività, la sensorialità e lo sviluppo intellettivo.

“ Il pensiero è azione e l’azione è pensiero” : con questo commento Henri Wallon sottolinea l’importanza del legame presente tra corpo e mente.

L’azione è pensiero perché il bambino,agendo con gli oggetti, esplorando lo spazio e scoprendo il suo corpo, accede alla capacità di rappresentazione di sé e degli altri, e quindi al pensiero.

Ciò rappresenta un sistema di controllo e feedback utili per il raggiungimento di una relativa stabilità interna, allineando la comunicazione tra attività motorie e processi cerebrali.

Il rapporto che si crea tra l’apparato neurologico e quello locomotorio si esprime quando l’uno ha bisogno dell’altro, al fine di attivare un movimento interno o esterno al corpo.

Il rapporto corrisponde al risultato espresso da due concetti fondamentali:

  • La mente, per progettare e sviluppare il pensiero del movimento corporeo, richiede le informazione provenienti dal corpo (dati percettivi, impronta tonica..)
  • Il corpo, per progettare ed attivare il movimento dell’apparato locomotorio, richiede i relativi impulsi al sistema nervoso centrale, i quali inevitabilmente sono condizionati da altre funzioni cerebrali (emotiva, affettiva, cognitiva, motivazione…)

Le due concezioni sono in stretto rapporto tra loro e le informazioni di uno condizionano l’altro in maniera tangibile. Le azioni motorie, sociali, intellettive, emotive e la comunicazione di un individuo sono il risultato di una elaborazione di dati provenienti dalle funzioni cerebrali e dalle funzioni motorie.

La psicomotricità pone l’attenzione su diversi aspetti dello sviluppo:

  • La relazione tonico-emozionale, tra il bambino e l’adulto all’interno dei processi di sviluppo
  • Il gioco pre-verbale e senso motorio, nella scoperta della realtà e nell’espressione di sé
  • lo sviluppo del gioco simbolico, nella formazione del pensiero e dell’identità
  • la percezione e strutturazione dello spazio e del tempo, come elementi fondanti nella percezione della dimensione di realtà
  • la strutturazione del pensiero e dell'identità attraverso l’azione
  • lo sviluppo della socializzazione nelle sue diverse fasi
  • l’integrazione delle diverse funzioni nella formazione delle abilità personali

L'espressività psicomotoria di ogni bambino, somma di tutte le sue possibili espressioni, è unica e originale, come unico e originale dovrà essere il percorso di intervento per ognuno.

 

  • A chi è rivolta?

 

La terapia psicomotoria si rivolge ai bambini in età evolutiva che presentano ritardi dello sviluppo psicomotorio, disturbi del comportamento, della comunicazione e dell’apprendimento.

La durata non è preventivamente quantificabile poiché dipende da molteplici fattori come la gravità della patologia del bambino,le sue capacità, la sua collaborazione ed ovviamente anche dalla professionalità e dalla motivazione del terapista.

L’intervento non è limitato alla terapia ma avvalendosi di un’equipe multidisciplinare si estende nei vari contesti in cui il bambino vive (scuola, famiglia ecc.) con incontri che hanno lo scopo di trovare insieme le strategie adeguate per amplificare il cambiamento che avviene nella stanza di psicomotricità.

 

  • Il terapista

 

Lo psicomotricista vede il disturbo presentato dal bambino come una discrepanza del rapporto tra mente e corpo che si evidenza nell’atto motorio in chiave relazionale: è da questo concetto che lo psicomotricista parte, per favorire uno sviluppo più armonico del bambino stesso e una sua evoluzione.

Esso è un tramite che permette al bambino di accedere ad una consapevolezza della propria identità corporea, per giungere successivamente alla capacità di rappresentazione delle proprie emozioni

Il terapista si pone in una situazione di ascolto profondo verso il bambino, amplificando il suo agire, rendendo ogni suo gesto, parola o azione unica e modificando le sue parti inadeguate, nel rispetto dell’individualità del bambino, dei suoi tempi, della sua disponibilità, facendo il recupero armonico del suo sviluppo, per poi creare i presupposti utili per far si che il bambino possa elaborare, interiorizzare i vissuti e le esperienze fatte in stanza per poi generalizzare le competenze acquisite.

Lo psicomotricista sfrutta moltissimo l’azione del bambino, inteso come movimento del corpo, per permettere al bambino l’accesso, in maniera piacevole, a dimensioni come il pensiero e la rappresentazione dei suoi vissuti o alle difficoltà, in modo che il bambino possa percepire i suoi limiti per poterli accettare, ma soprattutto le sue potenzialità, che a loro volta trascinano verso la risoluzione delle difficoltà.

 

  • Osservazione

 

Alla base dell’intervento psicomotorio nel bambino vi è la valutazione psicomotoria, basata sull’osservazione del comportamento spontaneo del bambino a contatto con l’ambiente psicomotorio, al fine di valutare le sue aree di abilità, potenzialità e difficoltà.

Il comportamento spontaneo del bambino è la materia prima dell’intervento: il bambino agendo spontaneamente è meno diffidente nei confronti della situazione nuova, dando la possibilità al terapista di riferimento di costruire un legame affettivo.

L’osservazione psicomotoria dovrà fornirci i dati più significativi sulle modalità relazionali dell’individuo: le emozioni, le motivazioni, i rifiuti, le ansie, gli isolamenti in rapporto alle situazioni. Importante è l’individuazione delle dinamiche emozionali che sottendono i vissuti delle diverse fasi evolutive, in modo da permettere di riconoscere le competenze motorie, cognitive e di espressività corporea della personalità, le quali influiscono sulla possibilità di confronto con l’ambiente.

Dopo aver individuato il profilo globale del bambino, si propongono degli obiettivi a breve, a medio e  a lungo termine.

 

  • Spazio

 

Lo spazio della stanza psicomotoria è uno spazio pensato dall’adulto per il bambino, ed è il primo grande segnale d’attenzione al suo desiderio.

L’allestimento prevede un’area legata al senso-motorio con materiale poco strutturato, che consente e facilita l’accesso del bambino ad esperienze di attivazione ed interazione con l’adulto sul piano corporeo di tipo sensoriale, cinestesico e motorio.

Questo, attraverso la mediazione dell’oggetto, attiva nel bambino infinite possibilità di creazione attraverso schemi di azioni, favoriti in maniera diretta e indiretta dall’adulto.

La seconda area, l’area della rappresentazione plastica, è legata ad uno spazio ben delimitato, in cui si può accedere in un secondo momento, dove il bambino vive una fase di minor coinvolgimento corporeo. Questo è il luogo in cui vi è l’incontro del bambino con oggetti, immagini e attività di decentramento al servizio dell’organizzazione funzionale, simbolica, prassica e comunicativa del bambino.

In questo caso, la situazione sostiene una connotazione tonico-posturale che progressivamente permette al bambino e al terapista di circoscrivere lo spazio di condivisione, focalizzare un obiettivo comune ed attivare precisi codici di scambio.

 

  • Tempi

 

Nella seduta di psicomotricità, anche il tempo è strutturato per favorire un percorso di maturazione psicologica: il primo tempo è riservato all’espressività motoria, il secondo alla narrazione di una storia ed il terzo all’espressività plastica e grafica.

Ogni fase viene attuata con un rituale d’entrata ed uno di uscita.

Durante questo percorso, vengono rispettati il tempo di evoluzione di ciascuno e il tempo di maturazione dei diversi aspetti del bambino, sia sul piano motorio che affettivo e cognitivo.

 

  • Oggetti

 

Gli strumenti di base sono:

  • il terapista
  • il dialogo tonico
  • lo sguardo

Gli strumenti per la sperimentazione senso motoria sono:

  • palloni
  • funi
  • bastoni
  • cerchi
  • tappeti
  • blocchetti di costruzioni
  • materiali su cui è possibile salire, scendere, cadere, saltare
  • spalliere
  • materassi
  • scivoli

 

  • L’importanza del gioco

 

I bambini sono fin da piccoli alla continua scoperta di se stessi e del mondo che li circonda: nei primi mesi di vita hanno l’istinto naturale di osservare e conoscere il proprio corpo e questo gioco li occupa per molti anni. Successivamente viene associato ad una esperienza sonora e ludica, cosi il bambino è stimolato al movimento, alla ritmicità, al controllo delle parti del proprio corpo e all’approfondimento delle sue funzioni, oltre che al rapporto con la realtà esterna e alla socializzazione.

Il gioco è l’aspetto dominante nella vita del bambino: è attraverso il gioco che si impadronisce di competenze specifiche, come la capacità di pensiero, le abilità motorie, i comportamenti relazionali, il rispetto delle cose e delle persone, per poi arrivare alla conquista dell’autonomia che lo renderà a sua volta un soggetto critico e consapevole, attivo ed espressivo.

Il gioco rappresenta una modalità privilegiata per stabilire la relazione con il bambino e per accedere al suo mondo interno: attraverso il gioco, infatti, il bambino esprime in maniera simbolica fantasie, conflitti, difese ed ansie. Peraltro, ilmodo in cui il bambino organizza il gioco, permette di rendersi conto di aspetti prestazionali, quali l’attenzione, la memoria, la capacità di risolvere problemi.

Quindi, obiettivo del terapista, è creare le condizioni ottimali per l’espressione ludica, sollecitando strategicamente nel bambino le diverse forme di gioco:

  • giochi motori
  • giochi simbolici
  • giochi con regole

 

Fonti:Wikipedia